Solare termodinamico in Sardegna, chiariamo i dubbi

In questa pagina chiarisco punto per punto le preoccupazioni dei contrari a quattro impianti solari termodinamici da 55 MW in via di autorizzazione in Sardegna dal 2013.

Gli impatti di una centrale CSP da 55 MW

  1. Non é una tragedia per l’agricoltura, un impianto occupa lo 0.01% del totale dei terreni agricoli sardi. Lo riscrivo senza percentuale: 0,0001 volte il totale di terreni agricoli sardi, praticamente niente.
  2. Terreni che resteranno coltivati perché fra uno specchio e l’altro ci sono 21 metri.
  3. Dará LAVORO a 1600 persone per 2-3 anni per la costruzione e 60 per l’esercizio.
  4. Produrrá dal Sole, senza emissioni, ENERGIA PULITA per 240 mila persone.
  5. Il solare termodinamico a sali fusi é tecnologia ITALIANA non inquinante, sviluppata a CAGLIARI da Rubbia e D’Aguanno (ormai fuggiti in Spagna spaventati dall’arretratezza mentale del sardo/politico medio).
  6. Produce energia elettrica dal Sole anche la notte, grazie al calore accumulato durante la giornata con i sali fusi (superando il problema di Fotovoltaico ed Eolico legati alla disponibilitá di sole o vento)
  7. Rimpiazza la produzione delle centrali a combustibili fossili (perché le centrali solari hanno prioritá di dispacciamento) riducendo cosí le emissioni clima alteranti e avviando le vecchie centrali termoelettriche alla chiusura.

 

Nevada Solar One (NSO), realizzato dalla azienda spagnola Acciona nel Nevada (USA). 64 MW installed in 2007.

 

Ci lamentiamo tanto della situazione lavorativa isolana, dell’inquinamento (verdura avvelenata a Portoscuso, sversamenti di petrolio a Fiumesanto, tumori alle stelle a Sarroch) e poi ostacoliamo una centrale solare che va a rimpiazzare la produzione inquinante? Resto allibito, solo un ignorante puó essere contro una centrale elettrica solare che ha cosí tanti aspetti positivi!

Uso del terreno agricolo

Una delle grandi preoccupazioni dei contrari è la sottrazione di terreno alle attività agricole. Vi sono procedure autorizzative in corso per 2 impianti da 50 MW, due da 55 MW e due da 10 MW. Un impianto da 50 MW occupa circa 200 ettari, cioè 2 km quadrati di superficie. In tutto gli impianti solari termodinamici occuperanno circa 8 km quadrati. È molto o poco? La Sardegna ha una superficie di 24000 km quadrati, di cui 15000 km quadrati sono disponibili per attività agricole.

Vale a dire che gli impianti termodinamici utilizzeranno 0.05% delle superfici agricole disponibili (8/15000=0.0005). Il CSP occupa aree di dimensione insignificante rispetto alla disponibilità di aree per attività agricole. Se addirittura volessimo produrre il 100% dell’energia elettrica per la Sardegna dal Sole basterebbe lo 0,4% della superficie.

 land_grabbing_termodinamico_sardegna

Uno dei proprietari mi ha scritto:

Complimenti per quello che hai scritto sui vari post del comitato no megacentrale. Finalmente uno che risponda in modo intelligente. Io sono di Gonnosfanadiga e sono uno dei proprietari dei terreni che hanno firmato per metterli a disposizione per la centrale termodinamica di Villasor.

Sono terreni fertili?

Dalla relazione FM-55MW-QAMB001-quadro-ambientale.pdf (pagina 91) dell’impianto di Flumini Mannu:

L’area oggetto dell’intervento è un territorio classificato dalla carta dell’uso del suolo come “seminativi semplici e colture ortive a pieno campo”, tuttavia da sopralluoghi in sito non si riscontrano coltivazioni in essere ed i terreni appaiono abbandonati o destinati solamente al pascolo di bovini ed ovini.

FM_fig51_pascolo-bovino

Il limite maggiore ad un uso agricolo proficuo di tali terreni è la scarsità del drenaggio. Infatti , n e l l’area in esame si ritrovano gli aspetti del percorso di desertificazione indotto dall’attività antropica, con i segni del momentaneo abbandono delle colture cerealicole, di cui restano i segni rappresentati dalle piante infestanti (Figura 5 3 e Figura 5 4 ) . Analogamente a quanto accade per i cereali, si ha che l’erbaio ad Avena sativa non è quasi più riconoscibile per la presenza di specie infestanti. Oltre a ciò , si riscontra che questi suoli hanno subito una serie di processi erosivi, determinati da un intenso , e talora scellerato , uso agricolo, che non si è curato minimamente di conservare le loro potenzialità e caratteristiche. In particolare le lavorazioni superficiali sono state spesso attuate in condizioni di non giusta tempera dei suoli, in modo ripetuto e continuo, così da cercare di mettere a semina il terreno per il frumento; fallito questo tentativo, con un’ulteriore lavorazione, si è cercato di ottenere un substrato idoneo almeno per gli erbai di graminacee.

FM_fig52-suolo

Questa sequenza di lavorazioni ha impoverito i suoli dei cementi organici agendo sulla loro struttura che, per i limiti di drenaggio anzidetti e per il calpestio e p e d i n a m e n t o degli animali al pascolo, si è disgregata polverizzandosi. Questo insieme di fatti, da addurre all’azione antropica, ha determinato un’erosione della parte superiore dell’orizzonte antropico, mettendo in evidenza la pietrosità, altro fattore limitante la capacità d’uso di queste superfici. L’azione negativa dell’uomo non si limita a questo, infatti le arature profonde, con il trasporto in superficie del materiale roccioso grossolano degli orizzonti prossimi alla roccia madre, ha generato l’accumulo di ciottoli e pietrisco che limitano ulteriormente la capacità di lavorazione di questi suoli.

“Sono impianti industriali quindi vanno fatti nelle aree industriali”

Ci facciamo anche gli impianti idroelettrici nelle aree industriali? “sono impianti in-du-stria-li”. O li facciamo dove l’orografia consente di fare la diga?

Non possiamo sprecare le aree industriali (che sono state infrastrutturate con strade, fogne, rete idrica, telefonica, internet, vicino ai centri abitati e mettento le aziende a distanza ravvicinata affinchè interagiscano) per una attività la cui unica esigenza è Sole e un pò d’acqua per lavare gli specchi (e non mi venire a dire “eh ma consuma acqua” perchè ne basta molta di meno di quella che l’attività agricola utilizza nella stessa superficie).

Gli impianti CSP stanno bene dove ci sono le condizioni tecniche per farli. Sono impianti perfettamente inseriti nel paesaggio e mitigati come ho visto nel progetto. Nelle aree industriali dovremmo farci le fabbriche che costruiscono i pezzi per gli impianti CSP, e non solo per gli impianti sardi. Per esempio AalborgCSP è una ditta danese situata in una cittadina di 200 mila abitanti in Danimarca che costruisce impianti CSP in tutto il mondo: USA, Turchia, Spagna, Australia. E la Danimarca non é di certo nota per il Sole.

Questa foto sotto mostra un impianto solare termodinamico realizzato in Spagna. Un prato verde sotto gli specchi, niente emissioni inquinanti, dei piccoli plinti di fondazione e una struttura di acciaio zincato e vetro 100% riciclabile. Io non ci trovo nulla di industriale.

 

Le motivazioni che hanno portato le societá a scegliere una certa area per l’impianto sono spiegate nelle integrazioni volontarie del 29/02/2016  FM_INTVOL022016.pdf , (http://www.va.minambiente.it/File/Documento/176460)

 

“La Sardegna esporta energia”

Dov’è il problema? esportare pecorino va bene ed esportare energia elettrica no? Si, esporta energia elettrica, potrebbe ridurre la produzione dalle centrali piú inquinanti ma non lo fa. Analizziamo questo “esporta energia elettrica attraverso il SAPEI”  fino in fondo:  Qualcuno si è mai chiesto come è prodotta l’energia in Sardegna? il 29% è prodotta da risorse locali (eolico, solare, biomassa) mentre il restante 71% è prodotta da carbone e petrolio, IMPORTATI. La Sardegna produce buona parte dell’energia elettrica da combustibili fossili importati. Se vogliamo diminuire l’export di energia elettrica (era 10% nel 2011, 50% nel 2014 per via della riduzione del consumo elettrico a seguito della chiusura delle industrie energivore dell’alluminio), perchè non ridurre la produzione inquinante invece di ostacolare la realizzazione di impianti che producono energia pulita? Sarebbe ora di chiudere qualche centrale a carbone o gas!

 

L’autoconsumo (di energia elettrica) e i piccoli impianti

Autoconsumo perché? chi fa agricoltura coltiva solo per se? Non si puó fare una centrale elettrica solare con accumulo termico (che produce energia anche di notte) in piccolo perché non sarebbe economicamente sostenibile. Allo stesso modo, il grano si coltiva su campi di decine di ettari e si falcia con la mietitrebbia (una macchina INDUSTRIALE) perché non é economicamente sostenibile che ogniuno si contivi il grano che consuma nei vasi del balcone

 

Consumo d’acqua

Sostanzialmente l’acqua é utilizzata per il lavaggio degli specchi, in quanto l’impianto utilizza un sistema di raffreddamento a secco.

Da pagina 16-17 della sintesi non tecnica del progetto di Flumini Mannu.

Per quanto riguarda il sistema di raffreddamento, la scelta è ricaduta su un sistema a secco, in grado di minimizzare il consumo di acqua della centrale e ridurlo a circa il 95% in meno rispetto ad un sistema convenzionale. Questa scelta tecnologica, nonostante comporti dei costi d’impianto superiori ai più comuni sistemi di raffreddamento ad acqua, determina il superamento di uno dei punti più critici ed ostativi di questo tipo di centrale solare che è appunto il consumo di acqua. Si consideri che per un impianto di pari potenza con raffreddamento ibrido il consumo di acqua è stimabile in circa 600.000 m3/anno, mentre per l’impianto in oggetto la stima del consumo idrico è risultata pari a circa 90.000 m3/anno.

Una famiglia di 4 persone consuma in media 170 metricubi di acqua all’anno. Il consumo d’acqua della centrale corrisponde quindi al consumo d’acqua di appena 90000/170=530 famiglie (duemila persone).

Ma quanta acqua consumerebbe l’attivitá agricola di una superficie pari a quella dell’impianto?

Il fabbisogno irriguo di una coltura certamente dipende dal tipo di coltivazione, dal terreno, e dalle piogge. In media, la coltivazione di una vigna richiede circa 500 m3/ettaro all’nno di irrigazione, o un erbaio 10.000 m3/ettaro all’anno. Ció significa che in una pari superficie dell’impianto (200 ettari) la coltivazione di vigna necessita di 500*200=100.000 m3/anno, mentre la coltivazione a erbaio consumerebbe 10.000*200= 2.000.000 m3/anno (venti volte di piú del consumo della centrale elettrica a energia solare).

 

“A Oristano una centrale a biomasse travestita da termodinamico”.

Altra preoccupazione è che verrà utilizzata della biomassa. Cosa c’entra la biomassa con il solare? un ottima risposta l’ho trovata nella sintesi non tecnica del progetto:

8.3.3 Il sistema di backup termico

Gli impianti CSP si prestano ad essere concepiti e progettati per consentire una piuttosto semplice ibridazione con altre tecnologie di produzione termica, alimentate da combustibile fossile o da biomassa. Ciò al fine di consentire la produzione di elettricità nei periodi di nulla o insufficiente radiazione solare diretta. Nello specifico, i vantaggi dell’ibridazione sono di seguito riassunti:

  • Risparmio di territorio occupato, proporzionale alle potenzialità energetiche dell’impianto
    (nel caso specifico pari a circa il 15%), in funzione delle potenzialità dello specifico
    sistema di backup termico contemplato;
  • Miglioramenti nella dispacciabilità della produzione energetica, meno soggetta alle
    fluttuazioni caratteristiche della fonte primaria, con sensibile incremento delle ore annue
    di funzionamento a potenza nominale (circa 5.400 h eq /anno nel caso specifico) e
    conseguente programmabilità della produzione;
  • Maggiori rendimenti dell’investimento, offerti dalla possibilità di ottimizzare la calibrazione
    delle caratteristiche dimensionali del campo solare in funzione della specifica realtà
    operativa.

Valutato lo specifico contesto urbanistico-insediativo dell’area di San Quirico, avente caratteristiche spiccatamente rurali, tutte le scelte di progetto, compresa quella attinente al sistema energetico di ibridazione, sono state orientate a minimizzare l’impiego di sostanze o preparati pericolosi nonché improntate alla minimizzazione delle emissioni solide, liquide e gassose. In tal senso, pertanto, in coerenza con la scelta operata rispetto alle caratteristiche del fluido termovettore (Sali fusi in luogo dell’olio diatermico), è stato escluso il ricorso a sistemi energetici di backup alimentati con combustibili fossili, privilegiando le biomasse
legnose naturali di provenienza locale.

È quindi una ottima idea utilizzare le biomasse al posto del gasolio/gas, rendendo così l’impianto ancora più green! Il piano di approvviggionamento delle biomasse prevede di reperirle localmente, il che darebbe lavoro nel settore forestale sardo. Alcuni credono che alla fine questa “promessa” non verrá mantenuta e il legno cippato verrá importato. Beh, chi usa petrolio e carbone lo importa, perché non obbligare anche loro a reperirlo localmente?

 

Energia elettrica pulita per quante persone?

La produzione di energia elettrica stimata per l’impianto é di 235 GWh/anno. La Sardegna nel 2014 ha consumato 8800 GWh. La produzione di un impianto termodinamico (Gonnosfanadiga, 55 MW) corrisponde a circa il 3% dell’energia consumata in Sardegna nel 2014. Questa produzione pulita consentirebbe di ridurre la produzione degli impianti più inquinanti, a beneficio dell’ambiente e della salute. Una famiglia media consuma 4 MWh/anno. Significa che la nuova centrale produrrà energia per 235.000/4=59 mila famiglie. Energia pulita, senza emissioni, per circa 240 mila persone. Sono numeri straordinari.

 

Conclusione

Non capisco questo pseudo-ambientalismo che mira a mantenere lo stato attuale della generazione elettrica, basato su vecchie centrali terribilmente inquinanti. Un vero ambientalista (come me) dovrebbe battersi per l’installazioni di impianti alimentati a fonti rinnovabili e per la chiusura progressiva degli impianti alimentati a combustibili fossili.

I comitati sardi contro il solare termodinamico dicono di essere a favore delle rinnovabili e contro specifici progetti. Si dicono a favore della riconversione energetica verso sistemi piú puliti, ma non propongono alternative al sistema attuale inquinante e contrastano la realizzazione di nuove centrali solari ed eoliche. A me sembra che quei comitati siano a favore delle rinnovabili solo quando si tratta di fare convegni e riunioni, mentre sono sempre contrari quando si tratta di progetti concreti.

Il commento di uno dei progettisti

GrIG, i comitati, le associazioni ambientaliste sarde continuano a dare informazioni fuorvianti; ho già detto che a Macchiareddu e in nessun’altra zona industriale esiste un terreno adatto a questo tipo d’impianto, se loro le conoscono perché non ce le fanno vedere? la maggior parte degli impianti al mondo son in zone agricole intensamente coltivate (vedi Spagna che ha oltre cinquanta centrali da 50 MWe in esercizio e altrettante in costruzione:
(https://www.dropbox.com/…/Spagna%20solare…)
con Google Earth si può verificare facilmente, e non è solo un problema di costi del terreno che renderebbe l’operazione impossibile economicamente, è anche un problema di buon senso sia perché le aree industriali sono costate fior di miliardi in urbanizzazioni che verrebbero distrutte, sia perché occupate da impianti industriali esistenti.
Il fatto che anche la Regione Sardegna tramite il SAVI e i suoi uffici preposti a esprimersi sul progetto, abbia espresso parere negativo non vuol dire che questo parere sia giuridicamente corretto, sia perché ci sono leggi sovraordinate che hanno importanza maggiore rispetto a quelle regionali, sia perché in questo caso non ci sono vincoli né di natura paesaggistica, né idrogeologico, archeologico o altro.
Comunque ripropongo la relazione di sintesi, (https://www.dropbox.com/…/00%20FM%20e%20GN%20Sintesi…),
che evidentemente qualcuno non ha voluto leggere (altrimenti dovrei pensare che è in malafede) e le adesioni alle attività altamente innovative che sono state proposte per la produzione di Idrogeno con ENEA
(https://www.dropbox.com/…/ENEA%20Flumini%20Mannu.pdf…),
lo studio della DNI con il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari, (https://www.dropbox.com/…/FM-UNICA%20Dipartimento%20di…), per l’utilizzo del vapore residuo con un brevetto ENEA e la CASAR, (https://www.dropbox.com/…/zcfl…/FM%20CASAR%20L.I..pdf…),
e per la coltivazione del campo solare, 241 ettari su 269, coltivazione che non solo non sottrae terreno agricolo, ma attraverso l’impiego di tecniche colturali innovative, il coinvolgimento di centri di ricerca come AGRIS e società all’avanguardia nei loro settori, consente di aumentare la produzione foraggera di quattro volte.
Tutto questo evidentemente non interessa, come non interessa che i disastri ambientali veri li stanno creando le centrali a carbone o a olio combustibile, che attraverso l’inquinamento oltre ad ammazzare decine di persone all’anno nei 447000 ettari di aree SIN, rendono inutilizzabili i terreni agricoli perché inquinati.
A proposito di vincoli regionali, chissà se qualche ambientalista può spiegarmi come mai l’impianto termodinamico di ENAS che sorge a Noragugume su aree con vincolo ZPS e IBA è stato autorizzato; chissà se può spiegarmi come mai la cava di bentonite di Campeda a Macomer è stata autorizzata nonostante ricadesse in zona SIC e ZPS e fosse circondata da nuraghi e tomba di giganti, senza che Regione, Soprintendenza, comitati o associazioni ambientaliste, avessero nulla da dire.
Mi aspetto da tutti un confronto serio e leale su questi temi, sia perché sono ormai non più rinviabili le problematiche ambientali legate al riscaldamento globale, sia perché seguo da sempre le associazioni ambientaliste, in quanto ritengo abbiano una ruolo importante nella società quando svolgono la loro funzione in modo corretto e leale.

 

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